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"La Repubblica" commenta i risultati dell'Osservatorio sul settore Automotive realizzato da Adaci in collaborazione con Actiongroup

Meno autoveicoli, più componenti (ma con le materie prime alle stelle!)

Chi è ADACI? Fondata nel 1968, ha costituito fin dalle sue origini un preciso riferimento culturale e professionale per chi opera negli Approvvigionamenti, Supply Management, Gestione Materiali, Logistica e Facility Management: funzioni in costante evoluzione il cui ruolo ha assunto nel tempo importanza strategica e dimensioni di sempre maggior rilievo. La sezione Piemonte e valle d’Aosta conta 150 soci buyer di grandi, medie e piccole aziende ed è guidata dal 2000 dall'ing. Alberto Carpinetti. Il “Workshop Adaci sull’andamento dei prezzi e dei mercati" è uno dei più importanti contenuti dell'attività di Adacied approfondisce con cadenza semestrale l'andamento previsionale .storico e previsionale delle principlai commodity di prezzo
 

Meno autoveicoli più componenti. Questa è una delle previsioni emerse nella seconda edizione dell’osservatorio sull’andamento prezzi nell’automotive che Adaci - l’associazione dei direttori acquisti e supply chain - ha presentato oggi. 

A determinare il futuro dell’industria dell’auto sarà, soprattutto per il Piemonte, la fusione tra FCA e PSA. Unite sono diventate il quarto costruttore mondiale e quindi garantiscono ai fornitori possibilità di aumento dei volumi, razionalizzazione della produzione ed accesso a nuovi mercati. Per questo c’è ottimismo tra il 55% dei soci Adaci coinvolti nello studio, anche se non manca qualche preoccupazione, dovuta al fatto che il controllo di Stellantis pare in mano ai transalpini (25 top manager su 43). Soprattutto negli acquisti che sono stati affidati a Michelle Wen, la donna che ha garantito a Peugeot il 30% dei risparmi totali ottenuti dalla acquisizione di Opel proprio dall’area approvvigionamenti. A questa taiwanese, formatasi alle scuole di management in Francia e Usa,  il non indolore compito di razionalizzare oltre 10.000 fornitori sparsi nel mondo. E le prime avvisaglie che parlano di una maggior convenienza a produrre in Francia nonostante il più alto costo del lavoro, fanno presagire qualche nuvola all’orizzonte soprattutto per i componentisti di secondo e terzo livello.

 

L’osservatorio di Adaci, realizzato insieme alla società di consulenza Actiongroup di Torino, evidenzia anche la drammatica crisi dei prezzi delle materie prime. Da settembre dell’anno scorso, quando si è registrato un imprevisto incremento di produzione, hanno raggiunto record storici non immaginabili con aumenti anche del 100% (ad esempio per l’ABS, una delle plastiche più impiegate). Mediamente si sono rialzate in sei mesi di ben oltre il 20% (acciai, plastiche, ghisa, lamiera, alluminio,…). E la criticità non si limita ai prezzi. La ripresa dell’economia cinese, la riduzione delle produzioni europee causa pandemia, l’impennata dei costi di trasporto via mare hanno reso quasi irreperibili certi materiali, allungando i tempi di consegna su orizzonti che arrivano fino a 50 settimane. Inoltre, ad esempio per componenti elettronici e per certi polimeri plastici, è attualmente impossibile emettere ordini verso i fornitori, tanto che anche le associazioni di categoria stanno cercando di fare rete tra grandi e piccole aziende per evitare di bloccare la produzione. 

Proprio questo è il rischio del mercato europeo,  che sta comunque girando al massimo e per cui si prevedono flussi di ordinativi verso i fornitori addirittura superiori alla capacità produttiva installata (a condizione che chip elettronici e plastiche non blocchino gli stabilimenti clienti). 

L’Osservatorio Adaci e Actiongroup offre anche altri interessanti spunti congiunturali. Come la costante trasformazione del mercato della mobilità che ha già perso due delle sue quattro priorità recenti: lo sharing che a causa del rischio contagio non è più richiesto del mercato, e la guida autonoma della quale si è finalmente compresa la necessità di infrastrutture tecnologiche così performanti da spostare di decenni (almeno 3) l’effettiva diffusione sul mercato. 

E anche il mondo dei veicoli elettrici (altra priorità insieme alla digitalizzazione die veicoli) si sta trasformando dal momento che ormai è chiaro che per adesso le batterie non possono garantire una mobilità equivalente a quelle dei motori termici. Per questo in molti, soprattutto Punch a Torino, stanno investendo sulla tecnologia delle celle ad idrogeno, un serbatoio a 700 atmosfere che tra qualche anno avremo a bordo per garantirci la piena autonomia e, speriamo, uguale sicurezza. 

Lo studio chiude comunque con un segnale di ottimismo su uno dei principali settori economici del paese che dà lavoro a 3000.000 persone, per un anno che sarà per il 90% degli intervistati superiore ai volumi di vendite (e acquisti) realizzati nel 2020, anzi simili al 2019. 

Una ulteriore occasione per far diventare il Piemonte  una terra non più di automobili, ma di componenti per la nuova mobilità.

 

14 aprile 2021

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